martedì 9 marzo 2010

Politiche giovanili...provocazioni e interrogativi



Buona organizzazione, programma vario e stimolante, esperti, giovani svegli e motivati… Il meeting dei Giovani del Veneto è stata un’esperienza per cui è valsa la pena fare tanti chilometri ed essere presente. Pur con interrogativi, critiche e contributi che non abbiamo mancato di esporre a livello interpersonale, nei sottogruppi e in assemblea. ..Porto con me un serie di impressioni e convinzioni, alcune delle quali provo a condividere con voi:
  • L’energia dei giovani. Sembra una banalità e spesso lo è, altrettanto spesso rischia di produrre atteggiamenti e luoghi comuni illusori e deleteri. Ma è una convinzione profonda che o si ha oppure non si ha. Anche nella politica, dobbiamo essere davvero consapevoli che i giovani possono apportare novità, innovazione, voglia di cambiamento, gratuità!
  • La costituzionale debolezza delle politiche giovanili, per ora. Un politologo piuttosto crudo ma concreto l’ha detto chiaramente. In un paese gerontocratico con pochi giovani e ancora meno di essi attivi a livello sociale e politico, è difficile portare le loro istanze al centro dell’agenda politica. Per questo occorre che essi stessi si organizzano dimostrando di poter dire “qualcosa di nuovo” rispetto a chi li ha preceduti. La questione numerica conta, inutile far finta che non sia così!
  • L’esigenza piuttosto di una politica giovane. Non è del tutto negativo che le politiche giovanili svelino la loro limitatezza. In agguato c’è sempre una certa emarginazione dei temi che stanno a cuore ai giovani e una settorializzazione dell’intervento a loro favore. I giovani sono portatori di bisogni speciali e particolari ma non sono una categoria di “perenni bisognosi”, una classe di eterni minorati di cui ricordarsi, pena essere colpiti da sensi di colpa, tramite politiche supplementari. Occorrerebbe piuttosto una politica giovane: cioè innovativa, flessibile, tecnologica, pragmatica …
  • La trasversalità delle politiche giovanili. È una bella lezione ricevuta da questo meeting. Promosso da un assessorato dove le politiche sociali, la famiglia e i giovani sembrano finalmente riconciliarsi e trovare un senso pieno soltanto se declinati insieme. Lavoro, formazione, casa, tempo libero, imprenditorialità, figli, sono tematiche che interessano i giovani ma la vera sfida è metterli al centro dell’attenzione sociale. Di tutti.
  • L’autocritica. A dispetto di ogni giovanilismo o sindacalismo “giovanile”, la condizione per una fiducia salda e ponderata nelle possibilità dei giovani sta nella capacità di autocritica. Soltanto tre appunti, affermati tra l’altro in un intervento del sottoscritto alla fine della due giorni e che ha provocato non poche sorprese, brusii o risentimenti nella platea.

* Sfera economica: è necessario che i giovani entrino in un’ottica progettuale! Quasi tutto ormai rientra nelle maglie del fare progetto: bandi di gara, budget, analisi della situazione, obiettivi, metodologie, ricadute… Impariamo a scrivere e gestire progetti, solo così possiamo reperire risorse, tra l’altro in tempi di crisi a livello locale!

* Sfera politica: non farsi bloccare dalla paura di confrontarsi con la politica e laddove ci sono competenze, opportunità e consapevolezza entrarci pure! Ma non ricalcando le strategie da volponi di chi ci occupa da decenni, senza contraddittorio e rendimento, posizioni di potere. E in termini meno raffinati, ma giusto per scongiurare l’equilibrismo solenne, occhio al rischio sempre insito a tutti i livelli di dedicarsi allo sport preferito dei “sudditi”: il leccaculismo.

* Sfera sociale: al bando intellettualismo, astrattismo e doppiopetto di chi si sente arrivato nel circuito politico. Noi giovani sappiamo essere spesso i primi a creare carbonerie, alleanze viscide, a guardare con snobismo gli altri diversi da noi: per condizione sociale, per look, per estrazione culturale. Rendendoci per questo ancora più divisi e deboli. Beh, nella nostra realtà locale o sappiamo essere inclusivi e dimostriamo di guardare con occhio particolare a chi parte da posizioni svantaggiate o è meglio che andiamo a ingrassare le file di altre elite.


Paolo delli Carri, coordinatore del movimento.

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